"Res"
“Le parole non mi sono d’aiuto, quando provo a parlare della mia pittura. Questa è un’irriducibile presenza che rifiuta di essere tradotta in qualsiasi altra forma di espressione.”
A. Burri
“Comunicare a qualcuno i propri desideri senza le immagini è brutale. Comunicargli le proprie immagini senza i desideri è stucchevole (come raccontare i sogni o i viaggi). Ma facile, in entrambi i casi. Comunicare i desideri immaginati e le immagini desiderate è il compito piú arduo. Per questo lo rimandiamo. Fino al momento in cui cominciamo a capire che rimarrà per sempre inevaso.”
G. Agamben
Il termine latino "Res" è la cosa che esiste al di là del nome e del viso, la sostanza che persiste nel tempo, nello spazio e nel caso, la danza ininterrotta tra il palpabile e l’effimero. Sospesa tra il mistero dell’essere e la concretezza dell’esperienza è la musa silente di queste immagini fotografiche. Rappresenta, in una visione più ontologica, il tessuto della realtà oggettiva, ma è anche ciò che emerge dalla coscienza: una visione ideale o mentale più profonda che si offre come soggetto di contemplazione. Tessendo una coreografia di sensazioni si apre come un riflesso della complessità tra le pieghe della percezione, una sostanza costitutiva della materia stessa che si fonde con l’essenza dei sogni e dei pensieri, una sinfonia mutevole che plasma quel palcoscenico etereo tra il tangibile e l’effimero. Un inno e un invito alla meraviglia di esistere.
Il solco nel quale si collocano queste immagini è quello di un’indicazione del reale inesprimibile, un territorio “dove non sono mai stato”: le fotografie sono ridotte ad una sorta di pura “iscrizione” che non ha altro significato al di fuori della sua mera esistenza. In queste immagini, ancora una volta, il linguaggio gioca un ruolo essenziale: si pone come struttura di separazione dove la sua presenza è resa solo dal suo farsi muto di fronte all’opera visiva. Ciò comporta l’inevitabile manifestazione di una “relazione col perduto”: questa apparente assenza di linguaggio comporta che ogni istante viene dimenticato, per cui alla Res viene affidato il compito di traduzione affinché il testo visivo diventi indimenticabile, una sorta di lingua per sordomuti. Il risultato di queste ambiguità è una continua “ritrattazione”: qui non si intende ritirare o dichiarare come falsa la testimonianza resa dalle immagini, quanto quello di “trattare nuovamente”, ovvero definire il senso in maniera sempre più limpida, per continuare la magia della scrittura.
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