La madeleine di Proust e l'immagine contemporanea


“Look at my face: my name is Might Have Been; I am also called No More, Too Late, Farewell (Guarda il mio volto: il mio nome è Avrebbe Potuto Essere; mi chiamo anche Non Piú, Troppo Tardi, Addio)”
Dedica scritta da Edgar Auber sulla foto di un proprio ritratto regalato a Marcel Proust


      Marcel Proust, il celebre scrittore francese, ha saputo trasformare una semplice esperienza sensoriale in una potente metafora della memoria e della creatività. Nel suo capolavoro "Alla ricerca del tempo perduto", il narratore assaggia una madeleine, un dolcetto morbido e profumato, inzuppata nel tè, e improvvisamente si ritrova proiettato nel passato, in un flusso di ricordi vividi e intensi che lo ispirano a scrivere la sua opera. La madeleine di Proust è diventata così un simbolo di come un oggetto, un sapore, un profumo possano evocare in noi emozioni, immagini, pensieri.

      Ma cosa c'entra la madeleine di Proust con l'immagine contemporanea? In un'epoca in cui siamo sommersi da immagini di ogni tipo, da quelle dei social media a quelle della pubblicità, da quelle dell'arte a quelle dell'informazione, come possiamo distinguere tra quelle che hanno un valore rispetto a qualcosa di più simile ad una sorta di rumore visivo? A complicare ulteriormente le cose si aggiunge la possibilità di dare forma pressoché a qualsiasi idea per mezzo dei generatori di immagini come Dall-E, Midjourney o Stable Diffusion tanto per citare i più conosciuti. Come possiamo allora trovare le immagini che ci parlano, che ci toccano e ci fanno riflettere?

      Una possibile risposta può essere cercata attraverso la lente dell’esperienza artistica, che oltre ad essere il risultato di un atto creativo, è anche un articolato percorso che si snoda attraverso:
- La curiosità, che spinge a esplorare, sperimentare e cercare nuovi stimoli e sfide.
- La sensibilità, che permette di cogliere le sfumature, le emozioni, le atmosfere che si nascondono dietro le immagini.
- La fantasia, che consente di immaginare, di inventare, di trasformare la realtà in qualcosa di diverso e di originale.
- La criticità, che aiuta a valutare, a confrontare e a discutere le immagini, mettendo in luce i loro significati, i messaggi e i contesti.
- La comunicazione, che favorisce la condivisione, la collaborazione, il dialogo tra chi crea e chi fruisce delle immagini, creando una rete di relazioni e di scambi.

      L’esperienza artistica come processo è quindi un’esperienza dinamica, interattiva, multidimensionale, che coinvolge diverse facoltà cognitive, emotive, sociali, che stimola, diverte ed emoziona.

      Le immagini che hanno valore saranno quindi proprio quelle che si comporteranno come la madeleine di Proust, quelle cioè che riusciranno a innescare nel pubblico una cortina di pensieri e di sentimenti che attraversano diversi momenti creativi nei quali immedesimarsi. Queste visioni non sono solo rappresentazioni di una realtà esterna, ma sono soprattutto espressioni di una realtà interiore, di una visione del mondo, di una sensibilità artistica. Non rappresentano solo oggetti da guardare, ma sono anche stimoli da ascoltare, da sentire, da gustare, sono processi in divenire, che invitano il pubblico a partecipare, a interagire e a creare.

      Esempi di immagini che si comportano come la madeleine di Proust si possono trovare in diversi ambiti della cultura contemporanea. Ad esempio, nell'arte, possiamo pensare alle opere di Andy Warhol, che ha trasformato oggetti di consumo di massa, come le lattine di zuppa Campbell o le bottiglie di Coca-Cola, in icone pop, capaci di suscitare riflessioni sulla società. Oppure possiamo pensare alle opere di Banksy, che ha usato lo spray e gli stencil per realizzare graffiti provocatori e ironici, che mettono in discussione il potere.

      Questi sono solo alcuni semplici esempi, ma ce ne sono molti altri, in ogni campo della cultura e della comunicazione. Il compito di chi crea e di chi fruisce queste immagini è di saperle riconoscere ed apprezzare, utilizzandole come fonti di ispirazione e di creatività, sforzandosi di veicolare il messaggio che vogliono trasmetterci in modo limpido e appassionato.

      Concludo queste brevi note con le stesse parole di Proust: "l'unica vera scoperta non consiste nel trovare nuovi paesaggi, ma nell'avere nuovi occhi".


Ti potrebbe anche interessare:
E noi sull'illusionE
Dialogo platonico sull'AI
Solo una farfalla? Riflessioni sull’uso dell’AI nella co-creazione di opere
Produzione artistica e intelligenza artificiale
Artescienza

Commenti

Post più popolari