Metafisiche e solitarie
"Il mare è un luogo metafisico: spazio isolato, astorico, di pienezza e di solitudine, in cui i conflitti spirituali raggiungono con facilità le posizioni estreme e radicali ed in cui gli uomini vengono a trovarsi, drammaticamente, alle prese con l'Assoluto."
J. Conrad
Ciò che sembrerebbe ingannare nella fotografia è quella modalità unica di rendere le cose talmente precise, rispetto ad altri strumenti, da sbilanciare nella direzione della Realtà il soggetto analogo, comunque impossibilito a lesionare quella barriera dualistica lunga e dura edificata da Platone in poi. Da un punto di vista epistemologico anche una teoria scientifica è pur sempre provvisoria e tesa ad accorciare il divario tra fenomeno e noumeno, senza peraltro abbatterlo, nonostante strumenti di indagine di una precisione estrema rispetto alle modalità con cui i nostri sensi si immergono, tout-court, nella Realtà. E photoshop in qualche modo rappresenta proprio l'inganno più subdolo: non offre tutte le garanzie desiderabili di controllo perché inserito in un proprio sistema di regole, tanto ampio quanto pervaso dagli stessi limiti concettuali di qualsiasi altro strumento, per raffinato che possa sembrare, imponendo solo nuovi limiti, i suoi modelli visivi, insieme alla sua Verità condivisa, proprio come i display dei telefonini (appartenenti allo stesso ecosistema visivo), le cui fotografie sono ancora riducibili, seppure meno percettibilmente, celando meglio l'hybris prepotente e vanaglorioso di un homo tecnologicus (fluido ed impalpabile rispetto al non più attualissimo homo faber), che però continua a non riuscire a mettere in catena quel meraviglioso mostro del Reale.
Commenti
Posta un commento