cento aggettivi per un ritratto
“La maschera che portiamo rivela molto più del volto che cela.”
Oscar Wilde
Traendo vivida linfa vitale da sentieri filosofici e dall'universo polimorfo e sfuggente dell'arte contemporanea, con dedizione, fervore e passione mi adopero a realizzare un ritratto che sia sempre un'indagine visiva, concettuale, un dialogo silenzioso ma eloquente, consapevole e misterioso, strumento maieutico e alchemico, frammento autentico di un’essenza inafferrabile, non convenzionale e superficiale, ma costantemente intimo e profondo, aperto e polisemico, che inviti a una lettura stratificata, personale, soggettiva e mai definitiva, privo di una bellezza canonica, esteriore o effimera, ma semmai scomoda, radicale, estrema e incisiva. Deve poi consentire un'esperienza estetica, emotiva, cognitiva, esistenziale che tocchi corde universali pur rimanendo irriducibilmente unico e irripetibile, come una traccia metafisica, un segno tangibile, prezioso, ampio, eterno, dinamico nella sua quiete apparente e statica, vibrante di energie sottili e complesse, talvolta latenti, enigmatiche e allusive, prive di risposte facili o consolatorie ma carico di domande essenziali, urgenti, coraggiose, oneste per mezzo di un linguaggio nuovo, fresco, sperimentale, minimale, frammentato, decostruito, abbagliante o ombroso, intenzionale, ricercato, fertile, inaspettato e rivelatore. Un atto performativo, quasi rituale, fluido e mutevole, dialogico e costruttivo, originale, stimolante e mai banale, sincero, diretto e poetico, lirico e delicato, materico eppure impalpabile ed etereo nel suo significato trascendente e spirituale. Anticonformista, anti-celebrativo ma intrinsecamente umano, esistenzialmente rilevante e filosoficamente denso, durevole, significativo, memorabile, inedito, indelebile, vivido, affascinante e magnetico, ininterrotto, rigenerativo, ardito, sospeso e creativo in tutta la sua identità proteiforme!
Punto.
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