In bilico nell'immobilità


“La vita ha bisogno della parola; se fosse sufficiente vivere, non si penserebbe, se si pensa è perché la vita ha bisogno della parola, della parola che sia il suo specchio, della parola che la rischiari, della parola che la potenzi, che la innalzi.”
María Zambrano

Concept
      Il silenzio dell’anima è uno stato di ricettività totale, una condizione di ascolto profondo che precede qualsiasi forma di conoscenza autentica. “La pietra che respira è quella che ha conosciuto il silenzio dell’anima” diviene metafora e riconciliazione di una materia che ha trasceso la sua condizione inerte, attraverso una metamorfosi spirituale e grazie all’incontro con il silenzio contemplativo. Questo processo trasformativo rappresenta la capacità di infondere vita e significato anche in ciò che appare immobile, attraverso il potere dello sguardo poetico. In quest’opera dal titolo: “In bilico nell’immobilità”, esploro la dualità dell'esistenza umana, mediante la giustapposizione di elementi contrastanti.

      La piccola figura femminile in abito bianco, sospesa tra cielo e terra, quasi ancorata alla superficie curva di un ciottolo di fiume, rappresenta l'anima sospesa tra materialità e trascendenza. La pietra divisa, metà illuminata, metà in ombra, evoca invece la natura dicotomica della coscienza umana: il conscio e l'inconscio, il manifesto e il celato. Infine il colore dello sfondo è un limbo onirico, uno spazio psichico dove i confini tra realtà e immaginazione si dissolvono, mentre le linee che attraversano la composizione, rappresentano i tentativi della razionalità umana di mappare e contenere tutto ciò che per sua natura è fluido e ineffabile: l’esperienza estetica, emotiva e spirituale. Lo stesso abito bianco che si muove al vento simboleggia la vulnerabilità e la forza della condizione umana, la nostra capacità di oscillare in armonia sull’orlo dell'abisso, fino a raggiungere gentilezza e intesa anche nell'incertezza.


Un Testo Evocativo
      «Sono divisa tra il giorno e la notte, col volto rapito dall’oscurità e le spalle inondate di luce. Abito il confine. Linea sottile e impercettibile dove la materia incontra il vuoto e dove le certezze si dissolvono. Il mio vestito obbedisce al richiamo del vento mentre io resto immobile, come la pietra che conosce il peso del tempo e il silenzio dell'anima. L'esilio è la mia casa. Né qui né altrove. Entrambe. L'orizzonte non è un luogo da raggiungere ma lo spazio delle possibilità e dell'attesa. Non scegliete. Non dividete. Non c'è sapere senza mistero e non c'è forma senza caos: se poteste toccare questo ciottolo ne sentireste il battito. Il mio e il suo. Resto sospesa, senza la paura di cadere. Sono la pietra stessa. Guardami bene: ogni verità profonda è paradosso. Ogni bellezza autentica è ferita rimarginata. Ecco perché resto in questo fragile equilibrio: per ricordarvi che solo chi abita la soglia può vedere entrambi i mondi.
E respirare.»

● Abstract Compositions ●
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