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Visualizzazione dei post da 2025

L'uomo come collage esistenziale

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“L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica perde la sua aura, ma acquista una nuova forma di presenza frammentaria che rispecchia la condizione dell'uomo moderno.” Walter Benjamin “Siamo un tessuto di relazioni, un nodo nell'intreccio dell'essere. La nostra identità non è una sostanza ma una melodia che si riconosce attraverso le sue variazioni.” Maurice Merleau-Ponty       Il collage che si presenta dinanzi a noi è una straordinaria metafora della condizione ontologica contemporanea. L'essere umano stesso è divenuto un'opera d'arte frammentaria, un assemblaggio precario di significati che cercano disperatamente una sintesi perduta. L'immagine non ci mostra soltanto la crisi della rappresentazione, ma rivela l'uomo come soggetto artistico involontario, scultura vivente modellata dalle forze centrifughe della modernità. Osservando questa torre di architetture religiose in bilico, riconosciamo la nostra stessa struttu...

RIZOMI: Un dialogo sotterraneo tra umano e vegetale

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“L'orchidea fa rizoma con la vespa perché si deterritorializza nell'immagine della vespa come la vespa si territorializza in quest'immagine.” Gilles Deleuze e Félix Guattari       Come un archeologo del futuro che ritrova frammenti di un mondo perduto, alcuni anni fa ho scoperto, in modo del tutto fortuito, tra vecchie carte polverose alcuni disegni straordinari: figure umane che sembravano essere costituite interamente da radici, rami, foglie e terra. Non si trattava di semplici allegorie romantiche, ma di qualcosa di più profondo e inquietante. Quelle immagini rivelavano l'esistenza di un popolo dimenticato che aveva vissuto in simbiosi perfetta con gli alberi e la natura, in un tempo indefinito dove i confini tra regno animale e vegetale si dissolvevano. La ricerca sul campo, condotta con la precisione di un botanico e la passione di un visionario, ha portato alla luce testimonianze fotografiche che confermano l'intuizione: esistono davvero tracce d...

Per una filosofia materiale dell'immagine

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“L'immagine non è una rappresentazione del mondo, ma un mondo possibile che si offre all'esperienza.” Gilles Deleuze “La mano che disegna apre un varco nell'essere. Disegnare non è imitare ciò che si vede; è rendere visibile.” Paul Klee “Il pensiero è a volte più vicino alla terra di quanto l'occhio non creda.” Martin Heidegger       Nel silenzio del mio studio, tra le dita sporche di colore e la carta che oppone la sua resistenza, l'immagine smette di essere specchio passivo del mondo e inizia a pensare. Non riflette più pensieri già formati, ma diventa il luogo stesso dove il pensiero nasce, si incarna e respira. La mano sa cose che la mente non ha ancora pensato , si muove seguendo una sapienza del corpo che precede e orienta la riflessione concettuale. Questa è la rivoluzione silenziosa dell'arte concettuale contemporanea: scoprire che il corpo non è strumento del pensiero ma luogo del pensare. Quello che la tradizione ha sempre considerat...

Pensare per immagini. Un viaggio tra fotografia, filosofia e linguaggio

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“L'opera d'arte è un atto di pensiero in forma sensibile.” Maurice Merleau-Ponty       Cosa accade quando la fotografia smette di essere una semplice rappresentazione del reale per diventare una forma attiva di pensiero? Foto(so)phie è il titolo di un vasto progetto teorico e visivo che si presenta non solo come breve saggio, ma come un vero e proprio dispositivo concettuale. Un’opera ibrida in cui arte visiva, filosofia e linguaggio si incontrano, si scontrano e si trasformano. Al centro di questa ricerca c’è l’idea di post-fotografia come campo di riflessione e azione: non un’evoluzione tecnica del medium, ma una radicale messa in discussione dei suoi limiti percettivi, semantici ed espressivi. Le immagini non si limitano più a mostrare, ma pensano, interrogano e coinvolgono il lettore/spettatore in una relazione attiva e tattile.       Attraverso le visio(so)phie, foto[so]phie e meta{so}phie , viene costruito un nu...

Anatomia della Ragione

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“Mostratemi un individuo sano di mente, e lo curerò per voi.” Carl Gustav Jung Concept       Esiste uno spazio intimo e nascosto dove ragione e follia si incontrano, dando vita ad un'archeologia visiva dell'animo umano. In quest’opera cerco di abitare quella fragile faglia dove il senso trema, ricomponendosi in forme nuove e impreviste. Qui la figura femminile vive sospesa tra l'eleganza del decoro sociale e una metamorfosi più autentica e profonda, più vera. È come un teatro delle rivelazioni: la struttura ossea che la società ci insegna a nascondere, l'animalità che la civiltà rimuove, la mortalità che preferiamo negare. Non si tratta di mascherare, ma di svelare, di fare ritorno verso tutto ciò che abbiamo imparato ad escludere per sentirci civilizzati, razionali, al sicuro e di farlo attraverso la leva dell'immaginario. Partendo dal legame tra realtà e rappresentazione fotografica, posso più facilmente mostrarne la fragilità e la manipolabilità: ...

Luoghi Comuni: una Geografia dell'Anima contro l'Omologazione Contemporanea

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“L'arte di narrare si avvia al tramonto. È sempre più raro imbattersi in persone che sappiano raccontare qualcosa come si deve. [...] È come se fossimo privati di una facoltà che sembrava inalienabile, la più certa tra le cose certe: la capacità di scambiare esperienze.” Walter Benjamin “La casa è il nostro angolo di mondo. È il nostro primo universo. È davvero un cosmo. Un cosmo in tutta l'accezione del termine.” Gaston Bachelard       Nel cuore nascosto dei nostri paesaggi interiori si celano "luoghi comuni" che nessuna immagine potrà mai raccontare completamente. Eppure, paradossalmente, è proprio attraverso la fotografia che questi spazi possono tornare a parlarci, rivelando quella dimensione dell'esperienza che la velocità contemporanea ha reso invisibile. Cosa rende "comune" un luogo? Non la sua banalità, come potremmo pensare, ma piuttosto l'eccedenza di significato che lo rende trasparente al nostro sguardo abituato. I piccoli cimit...

La Sintassi del Visivo

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“Il modo di vedere delle cose è influenzato da quello che sappiamo o che crediamo.” John Berger “Fotografare significa appropriarsi della cosa che si fotografa. Significa stabilire con il mondo una relazione particolare che dà una sensazione di conoscenza, e quindi di potere.” Susan Sontag       Vi è mai capitato di osservare una fotografia e di sentirvi completamente liberi di interpretarla? Quella libertà, che spesso scambiamo per ricchezza espressiva, nasconde in realtà uno dei paradossi più profondi della comunicazione visiva contemporanea. Ogni volta che ci troviamo di fronte a un'immagine isolata, entriamo in un territorio semantico instabile, dove i significati si moltiplicano e si disperdono senza controllo. Prendiamo una fotografia qualsiasi, ad esempio un volto pensoso ripreso di profilo. Cosa comunica veramente? Malinconia? Concentrazione? Stanchezza? Contemplazione? La risposta dipende interamente da chi guarda, dal suo stato d'animo, ...

Gli Idoli di Bacone e l'Arte Contemporanea

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“Nell'oscurità tutti i colori si somigliano.” Sir Francis Bacon “L'uomo crede di volere la libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni, e le decisioni comportano rischi.” Erich Fromm       Nel Novum Organum del 1620, Francis Bacon individuava quattro categorie di idoli , false nozioni che ostacolano la conoscenza autentica della realtà. Questi idola rappresentavano altrettanti vizi cognitivi che impedivano l'accesso alla verità: gli idola tribus (della tribù), radicati nella natura umana; gli idola specus (della caverna), derivanti dalle inclinazioni individuali; gli idola fori (del mercato), generati dal linguaggio sociale; gli idola theatri (del teatro), prodotti dai sistemi filosofici dominanti. Guardando al panorama dell'arte contemporanea con l'acutezza diagnostica del filosofo inglese, emerge un quadro preoccupante: il sistema artistico odierno sembra pervaso da meccanismi...

Non chiederci la parola

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“Così decifrando il diario della melanconica (o felice?) collezionista di sabbia, sono arrivato a interrogarmi su cosa c’è scritto in quella sabbia di parole scritte che ho messo in fila nella mia vita, quella sabbia che adesso mi appare tanto lontana dalle spiagge e dai deserti del vivere. Forse fissando la sabbia come sabbia, le parole come parole, potremo avvicinarci a capire come e in che misura il mondo triturato ed eroso possa ancora trovarvi fondamento e modello.” Italo Calvino Sulla natura iterativa del segno e la persistenza dell'idea       Quest'opera nasce da un interrogativo che attraversa i secoli: cosa rende un'idea immortale? Non la sua natura eterea o spirituale, ma qualcosa di più concreto e paradossalmente fragile: la sua capacità di ripetersi, di essere citata, di sopravvivere all'assenza di chi l'ha concepita. Nel dialogo tra la scultura classica e l'immagine fotografica decostruita, provo così ad esplorare quello che Jacques Derr...

In bilico nell'immobilità

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“La vita ha bisogno della parola; se fosse sufficiente vivere, non si penserebbe, se si pensa è perché la vita ha bisogno della parola, della parola che sia il suo specchio, della parola che la rischiari, della parola che la potenzi, che la innalzi.” María Zambrano Concept       Il silenzio dell’anima è uno stato di ricettività totale, una condizione di ascolto profondo che precede qualsiasi forma di conoscenza autentica. “La pietra che respira è quella che ha conosciuto il silenzio dell’anima” diviene metafora e riconciliazione di una materia che ha trasceso la sua condizione inerte, attraverso una metamorfosi spirituale e grazie all’incontro con il silenzio contemplativo. Questo processo trasformativo rappresenta la capacità di infondere vita e significato anche in ciò che appare immobile, attraverso il potere dello sguardo poetico. In quest’opera dal titolo: “In bilico nell’immobilità” , esploro la dualità dell'esistenza umana, mediante la giusta...

Il teorema del dubbio

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“La ragione non è nulla senza l'immaginazione.” René Descartes Concept       Nelle “foto(so)phie” – neologismo che fonde fotografia e filosofia – ogni elemento si dispone come tessera di un enigma irrisolvibile. La moderna interpretazione, in bianco e nero, di Cartesio , fronteggia lo scheletro di un dinosauro che emerge, appena percettibile, dal biancore dello sfondo. Tra questi due poli – il volto della ragione e l’ossatura del vissuto preistorico – si apre un cortocircuito di significati che rimette in gioco le certezze del vedere e le radici stesse del pensiero. Il sorriso assente del filosofo-cartesiano, con lo sguardo rivolto verso un io che si auto-fonda, ci invita a ripercorrere la famosa sospensione del dubbio: «Cogito, ergo sum» . Eppure quel sum – quel farsi esistere del soggetto – qui non è più garanzia di un’identità salda, ma soltanto un simulacro di carta e pigmenti (come recita la stessa dichiarazione d’artista incisa nella stes...