Anatomia della Ragione


“Mostratemi un individuo sano di mente, e lo curerò per voi.”
Carl Gustav Jung

Concept
      Esiste uno spazio intimo e nascosto dove ragione e follia si incontrano, dando vita ad un'archeologia visiva dell'animo umano. In quest’opera cerco di abitare quella fragile faglia dove il senso trema, ricomponendosi in forme nuove e impreviste. Qui la figura femminile vive sospesa tra l'eleganza del decoro sociale e una metamorfosi più autentica e profonda, più vera. È come un teatro delle rivelazioni: la struttura ossea che la società ci insegna a nascondere, l'animalità che la civiltà rimuove, la mortalità che preferiamo negare. Non si tratta di mascherare, ma di svelare, di fare ritorno verso tutto ciò che abbiamo imparato ad escludere per sentirci civilizzati, razionali, al sicuro e di farlo attraverso la leva dell'immaginario. Partendo dal legame tra realtà e rappresentazione fotografica, posso più facilmente mostrarne la fragilità e la manipolabilità: la foto, come la nostra ragione, pretende di essere oggettiva mentre, invece, nasconde sempre un punto cieco dove si annida l'irrazionale. Ne sono un esempio le geometrie che attraversano l’immagine –linee pure, forme essenziali– griglie con cui cerchiamo di organizzare il caos dell'esistenza. Ma questi segni razionali, invece di contenere e normalizzare, rivelano proprio la loro impotenza. Sono cicatrici di un tentativo fallito, punti di sutura che non riescono a ricucire la lacerazione tra umano e animale, tra ragione e follia, tra vita e morte. Lo stesso elemento materico, fisico, è la testimonianza della mia presenza che resiste.È il gesto della mano che rivendica la propria vulnerabilità contro la presunta perfezione del digitale. Questo intervento diventa quasi performativo: non più semplice rappresentazione, ma sincera incarnazione della follia, gesto che lacera la superficie per far irrompere il vissuto, il sentito, il reale. Ed è in questo spazio ibrido tra fotografia e pittura, che le mie opere generano tensioni irrisolvibili proprio come la nostra condizione di esseri umani gettati simultaneamente nella razionalità e nell'irrazionale, in un equilibrio sempre precario. La follia, alla fine, non è il contrario della ragione, ma la sua condizione segreta. È la creatività che eccede ogni calcolo, la libertà che resiste alla normalizzazione, la verità che emerge quando deformiamo il senso comune. È quella parte di noi che non accetta di essere classificata o controllata. Le mie post-fotografie nascono da questa fedeltà all'ambiguo, offrendosi come campi di resistenza dove il significato non è mai dato in anticipo, ma emerge solo dall'incontro, sempre unico e sorprendente, con lo sguardo di chi osserva.
Dichiarazione d'Artista
      «Chi sei tu dall’altra parte dello specchio? Linee bianche come cicatrici ci attraversano: qualcuno provò a separarmi, a incidere il confine tra ciò che sono e ciò che non dovrei essere. Ma resto intera nella mia doppiezza, elegante e selvaggia. Corna e capelli. Animale che credevate addomesticato, morte che pensavate dimenticata, follia che avevate rinchiuso nei vostri sanatori. Abito i margini delle certezze, l'ombra delle ragioni, il silenzio delle parole precise.

Donna… bestia… viva… morta… pazza… lucida: questa esitazione è il mio dono, metà del mio volto è territorio inesplorato che avete scelto di dimenticare. Sono eccesso, domanda e grido, sono la vostra condizione segreta: abitiamo tutti la soglia tra ragione e follia. La differenza tra me e voi è che io ho smesso di nascondermi per ricordarvi che la bellezza ha bisogno del mostruoso per esistere, che la ragione si nutre segretamente della follia che esclude, che la vita porta sempre in sé il sigillo della morte. Guardarmi significa osservare quello che siete quando smettete di fingere di essere solo umani.»
● Abstract Compositions ●
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