Introduzione alla Metafisica



"Un'ora, non è solo un'ora, è un vaso colmo di profumi, di suoni, di progetti, di climi"

Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto



L'attimo fuggente di una fotografia è per me continuo ritrovarsi in un tempo interiore, fissato in un punto invisibile della coscienza, dove non esiste successione di spazi o eventi ma pura convivenza, sovrapposizione. L'obiettivo cattura così la fioca luce che proviene dai sentieri della mente, un bagliore a volte affievolito, quasi irriconoscibile. David Hume sosteneva che la memoria è simile ad una molla che continua a vibrare sulla spinta del primo impulso: le immagini acquistano dunque il significato di un riverbero, legato a quella vibrazione iniziale, prima che l'oscurità cerchi di chiudere il sipario dei ricordi. Come nel gioco degli scacchi inizio così ad inscenare una battaglia immaginaria tra il bianco dei pensieri e il nero del mio oblio, aggiungendo sui tasselli di carta cieli improbabili, finestre paradossali aperte su diversi altrove o, ancora, nuovi strati di Luoghi che hanno una dimensione solo per l'illimite. La memoria ritorna allora ad assumere la geometria di quel cono rovesciato caro a Bergson, si fà accumulo, durata, nuovo reale, mentre le figure del Bianco e del Nero trovano approdo nel quieto equilibrio dell'arco, creato dalla tensione delle loro stesse estremità.

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