L'Uomo, il Tempo, la Natura


"La Natura è un tempio dove incerte parole mormorano pilastri che sono vivi, una foresta di simboli che l'uomo attraversa nei raggi dei loro sguardi familiari."
C. Baudelaire

"Questo universale porre fuori valore ogni presa di posizione di fronte al mondo oggettivo già dato e, in special modo, ogni presa di posizione quanto all'essere (concernente l'essere, l'apprenza, l'esser-possibile, l'esser-presunto, l'esser-probabile e simili), oppure, come si suol dire, questa epoché fenomenologica, questa messa entro parentesi del mondo oggettivo, tutto ciò non ci pone di fronte come ad un mero nulla. Quello che piuttosto - ed appunto per ciò - diviene nostro proprio, o più chiaramente, quel che perciò diviene proprio a me che medito, è il mio esperire puro con tutti i suoi momenti puri e tutto ciò che esso intenziona, l'universo dei fenomeni nel senso della fenomenologia."
E. Husserl



      L'attimo fuggente di una fotografia è per me continuo ritrovarsi in un tempo interiore, fissato in un punto invisibile della coscienza, dove non esiste successione di spazi o eventi ma pura convivenza, sovrapposizione. L'obiettivo cattura così una luce che proviene dai sentieri della mente, un bagliore a volte affievolito, quasi irriconoscibile. David Hume sosteneva che la memoria è simile ad una molla che continua a vibrare sulla spinta del primo impulso: le immagini acquistano dunque il significato di un riverbero, legato a quella vibrazione iniziale, prima che l'oscurità cerchi di chiudere il sipario dei ricordi. Come in un gioco le cui regole sono prive di limiti, inizio a riempire mondi di carta con cieli improbabili, figure marine, strati di ombre, di luoghi e di equivoci. La memoria ritorna allora ad assumere la geometria di quel cono rovesciato caro a Bergson, si fà accumulo, durata, nuovo reale, i ricordi si depositano l'uno sull'altro, fino al limite ottico di una figura totalmente buia.



      Edmund Husserl, per poter ammettere oggetti inesistenti, elaborò una teoria della conoscenza per superare il paradosso secondo cui ogni atto mentale è presentazione di un oggetto: la fotografia è allora la visione di un oggetto senza più alcun referente da rappresentare essendo dotata di una sorta di contenuto interno, di "atto mentale". Si approda così in un diverso livello di realtà attraverso l'accostamento minuzioso di frammenti di tempo, di inesattezze, vuoti, di elementi incompleti e spazi sordi consegnati all'oblio. Una realtà dove uomo, tempo e natura sono confusi lungo un sentiero di contrappunti, lacerazioni, dialoghi, fratture, coesistenze, dove il sentire si sostituisce al vedere.

Commenti

  1. Belle foto, belli i testi, molto interessante il titolo, sono affascinata!

    Anna

    http://aboutaphoto.blogspot.com/

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Il linguaggio, l'alchimia, la trasmutazione

Angelo nascosto, angelo della bellezza

Dialogo platonico sull'AI